Tutela donne madri sul lavoro: normativa di riferimento e tutele accordate.
La tutela delle lavoratrici donne madri viene disciplinata da parte del Decreto Legislativo 151 del 2001 insieme al Decreto Legislativo 81 del 2008.
Cos’è la tutela donne madri in azienda i due decreti ?
Il primo si caratterizza per essere il testo unico per la tutela della maternità e paternità e al suo interno ci sono diversi articoli che vanno a disciplinare anche il lavoro che riguarda le lavoratrici madri.
A definire il quadro normativo di riferimento ci pensa poi il Testo Unico sulla salute e sicurezza dei lavoratori.
Il D.Lgs integra il panorama con delle norme ben precise sulle lavoratrici in stato di gravidanza all’articolo 28, ovvero quello che riguarda l’oggetto della valutazione dei rischi.
Le donne madri lavoratrici in Italia
In Italia, le madri lavoratrici rappresentano una quota significativa della forza lavoro. Tuttavia, spesso si trovano a dover affrontare sfide e difficoltà maggiori rispetto ai colleghi maschi o alle donne senza figli. Tra queste, la necessità di gestire gli impegni lavorativi con le esigenze dei propri figli, senza trascurare il loro ruolo di genitore. Nonostante le numerose iniziative a sostegno delle madri lavoratrici, il tasso di occupazione femminile in Italia rimane inferiore alla media europea, in parte a causa delle barriere culturali e sociali che persistono nel Paese.
Le madri lavoratrici in Italia spesso si trovano di fronte a discriminazioni sul posto di lavoro, come il licenziamento dopo il ritorno dalla maternità o la mancata promozione. Inoltre, molte donne sono costrette a ridurre le ore di lavoro o ad abbandonare del tutto la carriera professionale per potersi dedicare alla famiglia. Questa situazione non solo penalizza le madri lavoratrici, ma contribuisce anche a perpetuare il divario di genere sul mercato del lavoro.
Nonostante le difficoltà, vi sono storie di successo di madri lavoratrici che sono riuscite a trovare un equilibrio tra lavoro e famiglia. Questi casi rappresentano un modello positivo e dimostrano che con le giuste tutele e un ambiente di lavoro flessibile, le madri possono continuare a contribuire significativamente all’economia del Paese senza dover rinunciare al loro ruolo di genitore.
Diritti e Tutele per le Madri
In Italia, le lavoratrici madri godono di una serie di diritti e tutele specifiche, volti a garantire la protezione della maternità e il mantenimento del posto di lavoro. Tra questi, il congedo di maternità obbligatorio, che permette alle donne di assentarsi dal lavoro per un periodo di tempo prima e dopo il parto, garantendo loro il diritto a percepire una parte dello stipendio durante l’assenza.
Inoltre, le madri lavoratrici hanno diritto a usufruire di permessi retribuiti per visite mediche e per l’allattamento, nonché di ridurre l’orario di lavoro fino al compimento del terzo anno di età del bambino. Sono previste anche tutele in caso di licenziamento: una madre non può essere licenziata durante il periodo di gravidanza e nei mesi successivi al parto, salvo casi di grave inadempienza.
Per quanto riguarda i datori di lavoro, esistono incentivi economici per l’assunzione di madri lavoratrici, come sgravi fiscali e contributivi. Questo rappresenta un passo importante per incoraggiare le aziende a investire sulle competenze e le capacità delle donne madri, favorendo così la loro permanenza sul mercato del lavoro.
Conciliazione Lavoro-Famiglia
La conciliazione tra lavoro e famiglia è uno degli aspetti più critici per le madri lavoratrici in Italia. Nonostante le tutele esistenti, molte donne si trovano costrette a scegliere tra la carriera e la famiglia a causa di orari di lavoro rigidi e della carenza di servizi di supporto, come asili nido e scuole materne.
La promozione di modelli di lavoro flessibili, come il part-time o lo smart working, potrebbe rappresentare una soluzione efficace per permettere alle madri di conciliare meglio gli impegni lavorativi con quelli familiari. In questo senso, è fondamentale che le aziende adottino politiche interne che favoriscano la flessibilità oraria e l’organizzazione del lavoro in modo tale da rispondere alle esigenze delle madri lavoratrici.
Infine, è essenziale che lo Stato continui a investire in servizi di supporto alla famiglia, come l’incremento dei posti negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, e promuova politiche di welfare che sostengano le famiglie con figli. Solo attraverso un approccio integrato e sostenuto da tutti gli attori sociali sarà possibile garantire alle madri lavoratrici in Italia la possibilità di vivere una maternità serena senza dover rinunciare alla propria carriera professionale.
In conclusione, le madri lavoratrici in Italia sono tutt’oggi di fronte a numerose sfide, ma grazie ai diritti e alle tutele previste dal legislatore, è possibile intravedere un cammino verso una maggiore equità sul posto di lavoro. È fondamentale continuare a lavorare per garantire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, promuovendo la flessibilità e il sostegno alle famiglie. Solo così potremo costruire una società che valorizzi pienamente il contributo delle donne madri all’economia e al tessuto sociale del Paese.
Tutela donne madri sul lavoro: il TU 151/2001.
Il Decreto Legislativo 151 del 2001 è una delle due discipline, quindi, a cui fare riferimento per la sicurezza sul lavoro delle lavoratrici madri.
Al suo interno sono presenti le norme che vanno a regolare diversi aspetti interessanti.
Ad esempio i riposi, piuttosto che i congedi in merito alla maternità e paternità, e riporta una serie di norme dedicate proprio al supporto economico sia alla paternità che alla maternità.
La lavoratrice donna madre che è oggetto di questa specifica tutela ha l’obbligo di informare il datore di lavoro in merito allo stato di gravidanza.
Una scelta che porterà ad attivare delle norme specifiche in merito ai diritti previsti dalla legge italiana per le lavoratrici che si trovano in dolce attesa.
Il datore di lavoro, dal canto suo, deve gestire la responsabilità di tutelare in modo adeguato non solo la sicurezza, ma anche la salute in ambito lavorativo della lavoratrice donna madre in stato di gravidanza ed il nascituro.
Proprio per tale ragione, vige sul datore di lavoro l’obbligo di effettuare una valutazione, con l RSPP, il medico competente e l’ RLS circa i potenziali rischi che si trovano nell’ambiente di lavoro.
È proprio il documento di valutazione dei rischi che va a stabilire quali siano le attività e le mansioni che possono essere svolte anche dalle lavoratrici in gravidanza, puerpere oppure in stato di allattamento e quali, al contrario, no.
Comunicazione dello stato di gravidanza al datore di lavoro.
Il datore di lavoro non può imporre una visita medica alla propria dipendente per verificare l’eventuale stato di gravidanza, ma dovrà essere chiaramente la lavoratrice ad informarlo.
Senza tale comunicazione è difficoltoso assegnare alla donna madre compiti confacenti il proprio stato di salute.
Il Decreto del Fare, entrato in vigore nel 2013, ha sancito come l’obbligo di dare comunicazione dello stato di gravidanza al datore di lavoro spetta al medico curante.
Sarà quest’ultima figura ad occuparsi della trasmissione, sempre in via telematica, del certificato di gravidanza.
Egli dovrà inserire pure la data in cui presumibilmente avverrà la nascita, la certificazione relativa proprio all’evento del parto e, se fosse necessario, la certificazione legata all’interruzione di gravidanza.
Più nello specifico, il certificato medico relativo alla gravidanza della donna lavoratrice dovrà essere inviato dal medico curante all’INPS tramite via telematica, seguendo le disposizioni previste dalla legge per tale procedura.
Queste previsioni normative, però, non comportano l’esclusione dell’obbligo, che vige in capo alla lavoratrice, di presentare al datore di lavoro due documenti.
Il primo è il certificato medico che attesta la gravidanza, nonché la data in cui dovrebbe avvenire il parto, da consegnare entro i due mesi che precedono tale “scadenza” presunta.
Il secondo documento è il certificato di nascita del figlio, o comunque una dichiarazione sostitutiva, da presentare entro un mese dall’avvenuto parto.
Tutela donne madri divieto di licenziamento.
Fondamentale, nella disciplina della tutela delle lavoratrici madri, è il Decreto Legislativo 151 del 2001.
In modo particolare, l’articolo 54, che prevede il divieto di licenziare la lavoratrice dal momento esatto in cui è stata accertata la gravidanza fino a quando il figlio non avrà compiuto un anno.
Attenzione, però, dal momento che esistono delle deroghe all’applicabilità di questa previsione normativa.
I casi che esulano da tale sfera, infatti, corrispondono per esempio alla colpa grave della lavoratrice che porta comunque inevitabilmente al termine del rapporto di lavoro.
Oppure quando l’azienda alle cui dipendenze si trova la lavoratrice cessa la sua attività, oppure quando non ha completato positivamente il periodo di prova prima dell’assunzione.
Nel caso in cui, però, la lavoratrice abbia subito il licenziamento per motivazioni differenti, ci pensa la legge a rendere nulla la risoluzione del contratto di lavoro.
Il DL può essere sanzionato è può ricevere un ammenda in caso di controllo tra 1000 e oltre 2500 euro.
Tutela donne madri divieto lavoro notturno.
Un altro aspetto molto interessante della disciplina che riguarda le donne lavoratrici in stato di gravidanza e quelle che hanno già avuto un figlio si riferisce al divieto di lavoro notturno.
È la stessa legge a prevedere come il datore di lavoro non possa assegnare le donne madri a mansioni da svolgere in orario o lavoro notturno, ovvero nel periodo che va dalla mezzanotte fino alle sei del mattino, tra la fase di gravidanza e il compimento del primo anno di vita del figlio.
La lavoratrice ha pure la facoltà di essere esonerata dal lavoro durante la fascia oraria notturna quando ha un bambino che ha meno di tre anni, oppure se è il solo genitore ad aver ricevuto l’affidamento di un minore convivente che ha meno di 12 anni, oppure se sostiene a proprio carico un familiare con handicap grave.
Anche secondo tali previsioni, qualora il datore di lavoro non dovesse rispettare la disciplina legislativa, verrà sanzionato con un’ammenda che va da 516 fino a 2582 euro, ma nei casi più gravi potrà anche essere arrestato (arresto da 2 fino a 4 mesi di reclusione).
Tutela controlli prenatali.
La tutela donne madri i controlli prenatali :
Sempre il Testo Unico pone in capo alla lavoratrice madre un altro diritto, ovvero quello di poter sfruttare dei permessi orari retribuiti, che servono per eseguire degli esami clinici prenatali oppure delle visite mediche con specialisti, a patto che tali appuntamenti coincidano con l’orario di lavoro.
Sarà compito della stessa lavoratrice, quindi, presentare, successivamente alla visita, la specifica documentazione che certifica lo svolgimento di tale esame prenatale con la data oraria in cui è avvenuto.
È chiaro che questi permessi concessi e retribuiti alla e donne madri devono includere anche il tempo necessario per poter andare e tornare dalla sede di lavoro fino alla struttura specialistica in cui deve essere svolto l’esame.
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