Quarantena e il tampone anti covid-19 in azienda.
Quarantena il tampone anticovid 19 i contatti stretti come comportarsi. Ultimo aggiornamento di regione Lombardia marzo 2021 consultabile al link sorveglianza sanitaria quarantena varianti tamponi contatti stretti
Il ruolo del medico del lavoro nella pandemia e le prescrizioni per la quarantena ed il tampone.
Quarantena e tampone : la quarantena è il periodo di isolamento di durata variabile, originariamente di quaranta giorni, prescritto per persone affette da malattie contagiose o per cose portatrici di germi patogeni che nel periodo pandemico viene concessa a seguito di tampone positivo o sospetto caso covid 19.
La medicina del lavoro ha un ruolo estremamente importante in questo periodo storico del tutto particolare, soprattutto in ottica di prevenzione e di sorveglianza della quarantena del lavoratore.
Proprio in questa fase pandemica globale, viene sottolineata ancora di più l’attività di consulenza eterogenea che viene richiesta nei confronti del datore di lavoro.
Quanto dura la quarantena normalmente in caso di tampone positivo ?
La quarantena anti covid 19 nella prima fase della pandemia è stata definita in 14 giorni a seguito di tampone positivo o contatto stretto o caso sospetto .
È chiaro che il medico del lavoro dovrà provvedere a informare i lavoratori rispetto ai vari obblighi che devono essere rispettati nel corso di questa pandemia o meglio sindemia.
Tutto ciò anche con riferimento all obbligo del tampone e della quarantena in caso di sintomi correlati al coronavirus.
Di conseguenza, è abbastanza facile intuire come il rapporto di collaborazione con il datore di lavoro deve essere fluido e costante, in maniera tale che il medico del lavoro possa tenerlo continuamente aggiornato anche in merito agli strumenti di informazione che sono stati stabiliti dalle fonti istituzionali.
Infatti le fonti normative sono in continua evoluzione anche in considerazione dell’ evolversi delle nozioni scientifiche sul virus.
Quello di effettuare una corretta quarantena è restare a casa nel caso in cui si dovessero riscontrare sintomi influenzali o febbre superiore a 37,5° o in caso di positività al tampone o nel caso dei già menzionati contatti stretti.
E importante contestualmente informare con carattere di urgenza il medico curante, comunicando allo stesso o all’autorità sanitaria i contatti stretti avuti nel corso delle ultime due settimane.
Il medico del lavoro svolge un ruolo importante anche nel predisporre una serie di aspetti legati al Documento di Valutazione dei Rischi con riferimento al coronavirus.
La quarantena come strategia della medicina del lavoro.
Nei confronti di quest’ultimo, infatti, serve che datore di lavoro medico competente RSPP ed RLS adottino una strategia estremamente precisa e che prenda in considerazione ogni ipotesi.
La priorità è individuare potenziali fragilità e possibili soluzioni per rendere più agevole il compito di segnalazione di eventuali tamponi positivi e rimodulare l’attività organizzativa aziendale.
E’ importante evitare che possano esserci ricadute eccessivamente gravi sul sistema produttivo con un aumento dei lavoratori posti in quarantena.
In riferimento alle visite mediche, è fondamentale che il medico competente possa svolgerle nell’osservanza di tutte quelle previsione igieniche previste dal Ministero della Salute e da apposite circolari.
Egli seguirà anche le indicazioni che provengono dall’OMS anche con riferimento alla quarantena del lavoratore.
Importante il ruolo del medico competente anche in riferimento all’attività di tracciamento dei contatti in caso di positività al tampone.
In questo modo è possibile effettuare una perfetta opera di rilevamento all’interno del luogo di lavoro provvedendo ad isolare i lavoratori positivi al tampone da quelli sani.
Tutto ciò in un rapporto di valida e proficua, oltre che costante, collaborazione con i medici curanti e i dipartimenti di prevenzione sanitari.
Quarantena e contatti stretti.
La quarantena viene applicata anche nel caso in cui una persona venga a contatto con una persona positiva al covid 19.
La scrivente suggerisce in ogni caso l effettuazione del tampone almeno dopo 72 h dal contatto con la persona positiva.
Per contatto stretto intendiamo secondo quanto riportato dalla normativa vigente:
- persona che vive nella stessa casa di un caso di COVID-19;
- che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso di COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso di COVID-19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati); - persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso di COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di durata maggiore a 15 minuti;
- che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri;
- operatore sanitario od altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso di COVID-19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso di COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;
- una persona che abbia viaggiato seduta in aereo nei due posti adiacenti, in qualsiasi direzione, di un caso di COVID-19, i compagni di viaggio o le persone addette all’assistenza e i membri dell’equipaggio addetti alla sezione dell’aereo dove il caso indice era seduto (qualora il caso indice abbia una sintomatologia grave od abbia effettuato spostamenti all’interno dell’aereo, determinando una maggiore esposizione dei passeggeri, considerare come contatti stretti tutti i passeggeri seduti nella stessa sezione dell’aereo o in tutto l’aereo).
Come deve affrontare la quarantena il lavoratore?
Le varie previsioni normative attualmente in vigore, quindi, hanno evidenziato come anche le persone che fanno ritorno dalle vacanze e che si trovano in zone a rischio devono rimanere in isolamento aspettando di effettuare il tampone o la quarantena.
Quindi la quarantena o isolamento domiciliare può essere paragonato ad una vera e propria malattia.
Come conseguenza, i lavoratori devono rispettare il divieto di recarsi in azienda e di avere contatti sociali.
Nello specifico il comitato tecnico scientifico l 11/10/2020 ha rimodulato la quarantena prevista inizialmente per il rientro in azienda per i soggetti positivi al tampone classificandola in questo modo :
Rimodulazione quarantena per casi positivi al tampone o in quarantena per tornare al lavoro.
- CASI POSITIVI ASINTOMATICI.
Diagnosi: confermata da test molecolare positivo.
Isolamento (quarantena) : 10 giorni + tampone molecolare negativo unico e fine quarantena. - CASI POSITIVI SINTOMATICI.
Diagnosi: confermata da test molecolare positivo.
Isolamento (quarantena) : almeno 10 giorni (dei quali obbligatoriamente gli ultimi 3 in completa assenza di sintomi) + tampone molecolare negativo unico e fine quarantena. - CASI POSITIVI ASINTOMATICI CHE NON SI NEGATIVIZZANO DOPO 21 GIORNI.
Diagnosi: confermata da test molecolare positivo.
Isolamento (quarantena): almeno 21 giorni, con riscontro di positività al test molecolare effettuato al 10° e 17° giorno (nei casi asintomatici l’isolamento si interrompe comunque al 21° giorno in quanto le evidenze disponibili non documentano alcun caso di presenza di virus competente per la replicazione). - CONTATTI STRETTI SENZA TAMPONE ASINTOMATICI.
Isolamento fiduciario (quarantena) senza tampone ed in assenza di sintomi negli utimi 3 giorni: 10 giorni + tampone antigenico rapido o molecolare negativo. Isolamento fiduciario senza tampone e senza sintomi per 14 giorni.
L’uso dei tamponi in azienda per la quarantena.
Se all’inizio della pandemia l’obiettivo dei tamponi, anche all’interno dei luoghi di lavoro, era quello di individuare i contagi tra i sintomatici al coronavirus, attualmente lo scopo è un altro.
I tamponi nascono come sistema preventivo per spegnere sul nascere eventuali focolai di persone esposte al covid 19.
Ecco perché si va alla ricerca anche dei ”tamponi positivi asintomatici”.
Il danno che viene provocato all’azienda per via dell’assenza del lavoratore è notevole, ma c’è da valutare anche l’impatto negativo che tutta questa situazione può avere sulle casse dell’Inps.
Come conseguenza, si è proposto comunque di far lavorare i soggetti positivi al tampone, ma senza sintomi da casa in quarantena ed in modalità smart working.
Tutto ciò ovviamente può avvenire nel momento in cui è presente anche il consenso dello stesso lavoratore.
Attualmente, però, la normativa non prevede che i lavoratori in quarantena, ma senza sintomi, possano lavorare. Anzi, devono essere considerati a tutti gli effetti come soggetti in malattia.
Insomma, per i lavoratori che risultano positivi al tampone ed i relativi contatti stretti o sospetti al Coronavirus, esiste il divieto di lavorare, in ogni momento.
Asintomatici positivi al tampone? Non si può lavorare, neanche da casa.
Il problema dei lavoratori positivi al tampone in quarantena ma asintomatici, è sicuramente centrale nel mondo del lavoro.
Nel momento in cui il tampone porta a un esito positivo, ecco che interviene la quarantena per il lavoratore, in modo tale da bloccare la diffusione del contagio in azienda.
Una situazione la quarantena che è oggetto di un’apposita disciplina, quella prevista dai decreti Cura Italia e Rilancio, convertiti poi in legge, senza dimenticare anche la circolare Inps 2584 del 24 giugno 2020 e il Dpcm 7 agosto 2020.
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