Stafilococco cos’è?
Lo stafilococco aureo è un genere di stafilococchi che sono normalmente presenti :
- sulla pelle,
- nella gola,
- nel naso e a volte nell’intestino di individui sani.
Ma questi possono anche essere causa di alcune manifestazioni molto diverse tra loro.
In alcuni casi si parla di infezione da stafilococco derivante, in genere, da un’intossicazione alimentare dovuta all’ingestione di cibi contaminati.
L’infezione può non fermarsi all’intestino, ma andare a toccare :
- il cuore,
- le articolazioni,
- ossa e anche i polmoni.
Gli stafilococchi possono essere di diversi tipi, ma quelli colpevoli delle infezioni sono nella maggior parte dei casi, gli Staphylococcus aureus.
Un microrganismo che a volte prolifera anche meglio ospedali.
Ma cerchiamo di conoscere meglio lo stafilococco aureo per riuscire a prevenire l’infezione ed eventualmente curarla.
Quali sono gli stafilococchi.
Gli stafilococchi sono batteri gram-positivi di forma sferica in grado di sopravvivere sia in presenza che in assenza di ossigeno.
Diverse le tipologie di questi micro organismi.
Si possono per comodità dividere in 11 gruppi, tenendo presente che in genere, sono maggiormente causa di infezioni, quelli del gruppo aureo.
Infatti non tutte le specie di stafilococchi producono tossine.
Questi possono essere responsabili delle infezioni della cute, ma possono anche essere causa di intossicazioni o tossinfezioni alimentari.
La proliferazione di questo batterio avviene spesso in ospedale dove può essere causa di infezioni alle ferite chirurgiche, ovvero di polmoniti nel caso di soggetti sottoposti a ventilazione meccanica.
Tutto ciò con riferimento ai soggetti più deboli.
Altri luoghi particolarmente esposti ai rischi di contaminazione sono quelli della ristorazione collettiva.
Gastroenterite stafilococcica.
Occupiamoci quindi, di quella che è l’infezione da stafilococco più comune, quella a livello gastrointestinale.
Si parla nello specifico di gastroenterite stafilococcica una malattia a trasmissione alimentare.
Essa può essere causata dall’ingestione di alimenti che al loro interno contengono enterotossine prodotte da alcuni ceppi specifici di stafilococco.
La gastroenterite stafilococcica può essere diagnosticata osservandone quelli che sono i sintomi.
In genere questi si sviluppano a una distanza massima di 6 ore dall’ingestione del cibo contaminato e perdurano per 24/48 ore.
L’infezione si presenta con:
- nausea;
- vomito;
- diarrea;
- crampi addominali;
- sudorazione;
- mal di testa;
- calo della temperatura corporea.
In linea di massima, il tasso di mortalità di tale infezione è molto basso, soprattutto se contratta da soggetti sani.
La terapia richiede riposo e costante idratazione.
Le enterotossine che sono causa dell’infezione sono proteine termostabili che con la cottura vengono completamente inattivate.
Quindi l’ingestione di cibi poco cotti o completamente crudi può esporre a un rischio maggiore, rispetto a quello del consumo di cibo ben cotto.
Fonti di contaminazione sono gli uomini e gli animali, soprattutto se affetti da patologie alle prime vie respiratorie, ovvero se sono presenti ferite o mastiti.
Ad esempio, le vacche da latte possono essere vittime di mastite stafilococcica e quindi il latte da esse prodotto è infetto.
Se cotto per la produzione di formaggio non risulta essere dannoso.
Ma il maggior portatore di stafilococchi è sicuramente l’uomo.
I portatori che presentano foruncoli e pustole sulle mani e manipolano alimenti possono essere fonte di infezione.
Gli alimenti pericolosi.
A questo punto sembra ovvio che ci sono alimenti che possono essere più pericolosi di altri per quello che riguarda le infezioni da stafilococco aureo.
In genere il batterio è presente su quei cibi che non hanno subito trattamento termico, molto manipolati o comunque trasformati da persone con una scarsa igiene personale.
Il rischio aumenta nel caso in cui, prima della consumazione i cibi non vengono cotti o refrigerati nella maniera corretta.
Ma in alcuni casi, anche i cibi preparati troppo in anticipo possono essere fonte di contaminazione, soprattutto se conservati a temperature favorevoli alla crescita batterica.
In altre parole, è possibile affermare che la contaminazione crociata delle pietanze che possono poi essere causa di infezione, può avvenire prima o dopo la cottura.
In particolare occorre prestare attenzione al periodo che va dalla cottura alla distribuzione della pietanza.
Tutte le caratteristiche del batterio, che abbiamo visto fino a questo punto, rendono semplice comprendere che lo stafilococco è un batterio patogeno.
Lo stafilococco viene spesso coinvolto nei casi di intossicazione alimentare nella ristorazione collettiva.
A tal proposito può essere importante sottolineare che la proliferazione batterica che avviene dopo la cottura, può essere molto più pericolosa di quella precedente.
Questo avviene perché in tale fase il batterio non deve competere con altre forme microbiotiche che possono essere presenti nell’alimento.
Inoltre lo stafilococco aureo è resistente al sale, quindi anche i prodotti sottoposti a salatura possono essere causa di intossicazione.
Prevenzione da stafilococco.
In buona sostanza, determinare a priori se un alimento abbia o meno alte cariche di stafilococco non è semplice con il solo esame visivo.
Come abbiamo visto in questa breve guida, la semplice cottura o un eventuale riscaldamento dell’alimento non garantisce la prevenzione di una gastroenterite da stafilococchi.
Quindi come si può evitare di essere vittime dell’intossicazione?
L’unico modo di fare prevenzione è quello di cercare di evitare che gli alimenti vengano contaminati.
Quindi è importante, innanzitutto curare la propria igiene personale.
Una corretta applicazione del sistema haccp è fondamentale.
Particolare attenzione poi, alla pulizia degli alimenti e consumare velocemente il cibo dopo la cottura, per evitare che vi sia una proliferazione batterica post esposizione al calore.
Nel caso in cui tra la preparazione e il consumo intercorra del tempo, è importante conservare i cibi cotti sopra i 70 gradi, ovvero procedere con un abbattimento termico rapido della temperatura al di sotto dei 7 gradi.
E fuori casa?
Quando si mangia fuori non è semplice mettere in atto dei comportamenti di prevenzione, ci si può solo lavarsi accuratamente le mani e scegliere bene il ristorante.
Meglio quindi recarsi in un locale in cui c’è attenzione per l’igiene e dove i cibi siano preparati al momento.
Si ricorda che all’interno dei ristoranti, ovvero delle strutture addette alla preparazione dei cibi, il personale di cucina dovrebbe essere munito di guanti e di copricapo.
Inoltre dovrebbero essere esclusi dalla lavorazione dei cibi dipendenti che presentano sintomi come tosse, raffreddore, ovvero ferite cutanee o patologie della pelle.
La formazione del personale è fondamentale al fine della prevenzione da stafilococco nel settore alimentare
I comportamenti sicuri
Seguendo alcune regole, che si potrebbero definire d’oro nella prevenzione dell’infezione da stafilococco, è possibile ridurre al minimo i rischi di esposizione al batterio.
Innanzitutto è importante scegliere con cura gli alimenti e quindi prestare attenzione alla loro conservazione.
Gli alimenti dovrebbero preferibilmente essere completamente cotti prima della consumazione.
Inoltre dopo la cottura i cibi andrebbero consumati immediatamente per evitare contaminazioni.
Nel caso in cui se ne abbia bisogno, è importante prestare attenzione a come si conservano gli alimenti e quindi riscaldarli completamente nel momento in cui si andranno a consumare.
Gli alimenti crudi non dovrebbero venire a contatto con quelli cotti.
Durante le preparazioni è importante :
- lavarsi spesso le mani,
- tenere la superficie della cucina meticolosamente pulita e sanificata ,utilizzando acqua potabile che sia sicura.
Infine è importante proteggere i cibi dagli insetti, animali e roditori.
La cura dell’infezione da stafilococco.
Nel caso in cui, nonostante tutte le attenzioni del caso, si contragga un’infezione da stafilococco aureo, per il suo trattamento occorre prima comprendere la tipologia di infezione, la localizzazione e la capacità di resistere ai farmaci.
La terapia necessaria per contrastare l’infezione è quella antibiotica, qualora non riguardi il tratto intestinale.
Ovviamente la prescrizione dovrebbe avvenire da uno specialista che sia in grado di consigliare il dosaggio e la posologia del medicinale prescritto.
Nei casi più gravi si ricorre all’uso di penicilline ospedaliere come la miticillina e la vancomicina. All’assunzione di tali terapie è indispensabile affiancare una reintegrazione di liquidi, soprattutto se i pazienti appaiono fortemente disidratati.
Nel caso in cui si tratti di intossicazione alimentare, come accennato in precedenza, il corpo mette in atto tutti i suoi mezzi di difesa, come il vomito e la diarrea.
In genere non vi è bisogno di alcuna terapia che non sia il riposo e la reintegrazione di liquidi.
Alitec srl è in grado di assistere la clientela per ogni aspetto legato alla sicurezza alimentare.